Gianni Morandi

LA CRISI (1971-1979)

Il '71 è l'anno in cui, Gianni, acquisisce maggiore consapevolezza di come le cose stiano cambiando, anche se l'inizio faceva ben sperare con un secondo posto a Canzonissima, con "Capriccio" ed un nuovo film "Il Provinciale", di Salce.
La svolta avviene durante il Cantagiro dove presenta "Ho visto un film" di Morricone, colonna sonora del film "Sacco e Vanzetti", quando nella tappa di Milano, al Velodromo Vigorelli il pubblico gli impedisce di cantare. La contestazione non e' rivolta espressamente a lui, ma a quello che rappresenta, i vecchi valori confrontati con le nuove tendenze e, forse, l'attesa per gruppi come i Led Zeppelin che incarnano i nuovi miti.
Sarà una delusione che Morandi si porterà dietro per anni e che, comunque, offuscherà la sua immagine, anche se ancora può vantare crediti, adesso non può più permettersi di dettare condizioni ed e' costretto anche a partecipare a manifestazioni come Sanremo che aveva sempre rifiutato nonostante gli fossero stati offerti brani come "La prima cosa bella" e "Che sarà", vorrebbe cantare "Piazza Grande", ma Lucio Dalla non gliela cede così presenta "Vado a lavorare", non e' straordinaria e non andrà più in là del quarto posto.

Nel '72 presenta a Canzonissima "Il mondo cambierà" che diventerà colonna sonora del film "Come una mamma" con Stefania Sandrelli, otterrà il secondo posto, nonostante la canzone sia una delle sue più belle, nella primavera di quell'anno parteciperà anche a "Teatro 10" con Mina, con cui interpreterà un fantastico duetto su canzoni folk, successivamente ripreso in disco. Durante l'estate gli si para davanti una durissima prova: ha appena finito di girare "La cosa buffa", quando di ritorno di una tournee in Sud America gli arriva una telefonata del manager Aragozzini, che gli comunica la morte del padre, in un albergo a Caracas, in Venezuela. Era la prima volta che Renato Morandi accompagnava il figlio all'estero, aveva insistito per restare, dopo il ritorno di Gianni in Italia, voleva visitare New York, lui comunista convinto, era attratto dalla patria del Capitalismo ed era morto così, a 49 anni, per un infarto, lontano dalla famiglia e da Monghidoro.
Sarà un trauma incancellabile per Gianni, per giunta in un momento delicato anche professionalmente.
Ma ha ancora voglia di combattere, e gioca una carta rischiosa mettendo in scena, nel '73, un musical "Jacopone", che dividerà la critica ma che, comunque, raggiungerà le 182 repliche.
Tornerà anche al cinema con un film "Società a responsabilità molto limitata" che non otterrà riscontri.

Il 12 Febbraio 1974 nasce Marco, i giornali tornano a parlare di lui, ma non dura.

Incide, nel '75 "Il mondo di frutta candita" con brani di Fossati, supportato da uno special girato negli Stati Uniti "La caccia al bisonte", ma non ottiene neanche l'ombra dei vecchi successi, eppure si destreggia bene anche nei programmi tv come "Alle 7 della sera" di Maurizio Costanzo, che diventa "Alle 9 della sera", ma sembra proprio che sia al tramonto, ha appena 30 anni ed e' considerato una vecchia gloria.

La trasmissione TV che conduce nel '76, "Rete tre", lo rivela sotto vesti inedite come quella di ballerino o comico, ma è ancora come cantante che va a segno, infatti la sigla è una filastrocca per bambini "Sei forte papà", riassapora il piacere del primo posto in classifica, visto che il disco venderà un milione di copie, ma Gianni vive questo successo come un'onta, il segnale della sua decadenza, l'accettazione di un compromesso che reitera l'immagine che il pubblico ha di lui ed in cui si sente ingabbiato.
Anche negli anni della rinascita tenderà a rimuovere quella canzone, a dimenticarne le parole quando gli viene chiesta ai concerti. E non basta l'affermazione come interprete, al Festival "Yamaha" di Tokyo, del '76, a farlo recedere dalla decisione, coraggiosissima, di abbandonare la musica leggera.
Ma non è vinto.

Considera fortuna tutto quello che ha avuto fino adesso, finalmente può dedicarsi ad una dimensione privata e, soprattutto, ha un conto da pagare alla musica che gli ha dato tanto ma che lui non conosce. Decide di mettersi a studiare, pensa ad un futuro come direttore d'orchestra ma, per l'iscrizione al Conservatorio, c'e' bisogno della licenza media. Torna a scuola, alle serali, a Tor Lupara, studia sui libri che presto userà sua figlia ed ottiene il diploma con una votazione di distinto.
Gli piacerebbe il pianoforte al Conservatorio di S. Cecilia, ma l'unico posto disponibile e' nella sezione di contrabbasso, si deve impegnare al massimo, studia con ragazzini di 15 anni e non può sfigurare, lui e' nella sezione del maestro Buccarella Sono gli anni fra il '76 e l'80, per un contratto da rispettare saltuariamente incide ancora qualche disco come "Abbracciamoci" che e' anche sigla di un suo programma TV "10 hertz".
Non si annoia, può appianare i vuoti di cultura, crescere i figli, ha soddisfazioni diverse dalle vittorie degli anni scorsi, come il raduno nell'Isola di Mann con altri 400 contrabbassi per suonare "L'elefante" di Sain Saens nel '78, oppure la partecipazione al coro polifonico diretto dal M.° Quinzio Petrocchi.

Sono anni che gli fanno recuperare un'adolescenza che non ha vissuto, può finalmente frequentare gli amici del bar, dedicarsi al calcio, sua antica passione, prova grande orgoglio a poter leggere un pentagramma, certo qualche amarezza c'e', si rammarica che non sia stata capita la sua voglia di essere dentro i grandi avvenimenti che avevano cambiato il paese, proprio lui che era un figlio del popolo e meglio di chiunque altro avrebbe potuto cantare le rivolte giovanili e che ci aveva provato, con canzoni come "C'era un ragazzo" ed "Al bar si muore", era stato relegato nel ruolo di figlio del boom economico.

Quegli anni portano anche incrinature, non riesce più, nonostante la sua ostinazione, a mantenere in piedi il matrimonio, non c'e' un motivo preciso, lui e Laura hanno preso strade diverse.
Affronterà anche questa bufera, riscoprirà i figli che restano con lui ed ancora ricorda con nostalgia i concertini insieme a loro, la sera, dopo i compiti scolastici. Aveva voluto che imparassero, come lui, a suonare uno strumento, aveva messo un violoncello in mano a Marianna e per Marco c'era un violino nonostante avesse solo 5 anni, era un modo di condividere un interesse per sentirli ancora più vicini. Ha tempo adesso per ripensarsi come artista, crede che non si riavvicinerà più alla musica leggera, ma non sarà così.
Quel diploma in contrabbasso non riuscirà a raggiungerlo, arriverà solo al primo compimento inferiore.


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